di Massimiliano Bartocci –
Sulla approvazione da parte del consiglio comunale di Fermo della “opzione di vendita” delle quote della partecipata Solgas srl a prezzo prestabilito, cosiddetta PUT, è intervenuto l’ex Sindaco di Porto San Giorgio, Dott. Avv. Nicola Loira, per fare chiarezza.
“Durante la campagna elettorale è capitato più volte di leggere affermazioni del sindaco di Fermo che attribuivano all’ allora collega di Porto San Giorgio la responsabilità della mancata fusione delle società partecipate di gas e luce”.
“Stessa narrazione è stata riproposta in sede istituzionale durante l’ultimo Consiglio comunale fermano”.
“Niente di più falso, solo un’ingiustificabile attività denigratoria inserita in un’antistorica operazione di vassallaggio a cui i nuovi amministratori sangiorgesi si porgono proni e ridenti”.
La clausola PUT una novità di fine Marzo e quella strana fretta di Calcinaro
“I fatti. Dopo anni di lavoro, che aveva già subito uno stop in occasione delle elezioni fermane del 2020, alla fine di marzo sembrava che i due Comuni fossero arrivati alla migliore definizione dello statuto e dei patti parasociali secondo gli obiettivi prefissati: blindare e tutelare al massimo la presenza pubblica nella nuova società partecipata”.
“Essendo fermamente convinto, da sempre, che la fusione sia non solo opportuna ma strategicamente inevitabile se i Comuni di Porto San Giorgio e Fermo vogliono ancora mantenere un rapporto con i propri cittadini nella vendita del gas e della luce, davo mandato agli uffici comunali competenti di concentrare tutti gli sforzi per poter discutere della fusione nell’ultimo consiglio comunale disponibile (45 giorni prima della data fissata per le elezioni)”.
“Nel frattempo il socio privato chiedeva alcune modifiche allo statuto, nel senso di rendere meno incisiva la presenza pubblica all’interno della newco, circostanza che determinava un ulteriore approfondimento da parte dei Comuni e dei loro consulenti”.
“Soltanto nel corso di una riunione del 28 marzo il Comune di Fermo accennava alla volontà di inserire una clausola di opzione di vendita delle quote a prezzo prestabilito, cosiddetta PUT. Una clausola che più che guardare ad una strategia industriale della nuova compagine manifesta la volontà di vendere appena possibile tutte le proprie quote pubbliche al privato”.
“Nelle discussioni che seguivano, nei primi giorni di aprile, emergeva impunemente che la PUT prevedeva una diversa valutazione delle quote dei due comuni: nel caso di vendita le quote di Fermo sarebbero valse di più di quelle di Porto San Giorgio pur essendo quote della stessa società.
Alla luce di ciò, non comprendendo come ciò potesse essere possibile, seguirono ulteriori discussioni ed intanto si approssimava sempre di più la data di convocazione dell’ultimo consiglio utile per l’approvazione della fusione, previsto per il 27 aprile, ma le bozze definitive dello statuto e dei patti parasociali non erano ancora a disposizione perché in corso di aggiornamento”.
“Il 12 aprile si teneva un’assemblea dei soci della San Giorgio Energie dove l’AU informava dello stato di avanzamento del progetto di fusione precisando tuttavia, che a quella data, sia lo statuto che i patti parasociali non erano ancora definitivi e non potevano quindi essere portati all’esame della commissione competente del Comune di Porto San Giorgio né tantomeno del Consiglio Comunale”.
“Tenuto conto che l’introduzione della clausola PUT doveva essere portata, insieme al resto del progetto, all’attenzione della maggioranza rappresentando una forte novità rispetto a quanto in discussione da anni, che lo statuto e i patti necessitavano di ulteriori approfondimenti e modifiche, prendevo atto che non c’erano più i tempi tecnici per sottoporre alla Commissione ed al Consiglio comunale il progetto, tanto più modificato nei termini richiesti dall’introduzione della clausola PUT. Valutavo pertanto che fosse più giusto investire della questione la nuova Amministrazione comunale che, nel pieno dei poteri, si sarebbe insediata di lì a poco”.
“Adesso rimane la curiosità di sapere se Vesprini e i suoi accetteranno che nella nuova società le quote di Fermo valgono di più di quelle di Porto San Giorgio. A meno che questo non sia previsto nel rapporto di vassallaggio”.
Fermo pronta a cedere la totalità della Solgas
A rincarare la dose è intervenuto anche il Capogruppo di Fermo Capoluogo secondo cui la fretta di fissare la clausola di vendita tradisce “la predisposizione di quanto necessario per cedere il 51% al socio privato SGR S.p.A. e ciò avverrà a prescindere dalla fusione, che pure era stata programmata, tra la Solgas e la San Giorgio Energie perché, alla società fermana, poco interessa tale fusione a meno che non avvenga a condizioni capestro per la consorella sangiorgese”.
Fissato il prezzo in un momento storico particolare
Fissare il prezzo in un momento storico come quello presente può aver portato ad abbassare le pretese, soprattutto se si è rinunciato ad effettuare prima la programmata fusione con San Giorgio Energie che avrebbe messo i due Comuni in una posizione di maggiore forza.
A guadagnarci è stato inevitabilmente il futuro acquirente. Questo in sintesi il ragionamento che circola negli ambienti cittadini.
Interlenghi: “chi ha ritardato la fusione?”
“Mentre si trattava la fusione, infatti, il – comune – socio privato, lanciava l’ipotesi di un cambio nella governance delle due partecipate ma, mentre a Fermo veniva offerta la cd PUT ovverosia la possibilità di cessione delle quote al prezzo minimo garantito, analoga proposta non veniva fatta alla San Giorgio e quella che ne seguì fu talmente al ribasso che ha impedito alla stessa di accettarla”.
“Se Fermo, anziché pensare solo a sé stessa, avesse mostrato maggiore solidarietà con il vicino Comune, entrambe avrebbero strappato, sicuramente, un accordo migliore e, soprattutto, avrebbero concluso la fusione tra le due società. A quel punto la PUT sarebbe stata unitaria”.
“Chi, dunque, ha ritardato ad arte la fusione? Colui o coloro che avevano interesse a dividere le due amministrazioni per assoggettarle alla “voce del padrone” di parte privata”.
“Si è detto (Sindaco e Assessore Ciarrocchi) che essi hanno fatto il bene della città di Fermo, noncuranti del fatto che chi amministra deve farlo con ottica aperta volta ad una politica di pieno sviluppo di tutte le comunità locali attraverso una sinergia che, nel caso di specie, è mancata”.
“Ecco perché abbiamo detto che l’assessore ha fallito nell’impresa della fusione perché delle due l’una: o l’ha fatto deliberatamente, ovvero non si è accorto che così facendo ha indebolito la posizione del Comune di Porto San Giorgio, rimarcando una supremazia che allontana il dialogo”.
“Cosa farà domani Vesprini (neo sindaco di Porto San Giorgio), si accontenterà dell’offerta minima avanzata dalla SGR oppure, in caso contrario, avrà la forza contrattuale per strappare un maggior prezzo per l’ipotesi della vendita?”
“In entrambi i casi la questione è chiara ed è stato ribadito anche dal consigliere di maggioranza Bargoni, la vendita s’ha da fare e si farà: meglio prima che poi. Unica nota di spicco è data dal fatto che la maggioranza granitica inizia a perdere qualche colpo, perché il Consigliere Lucci si è astenuto ritenendo che il Comune avrebbe dovuto pretendere un prezzo ancora più alto rispetto a quello concordato”.
“Insomma i cittadini lo devono sapere: ieri è iniziato il primo giorno dell’atto di vendita delle quote della Solgas da parte del Comune alla SGR che Sindaco, Assessore e altri Consiglieri smentiscono ma, come si sa, le bugie hanno le gambe corte. Vedremo”.
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