di Massimiliano Bartocci –
Il 27 gennaio di ogni anno si celebra il “giorno della memoria”, una ricorrenza internazionale, istituita dall’ONU, per commemorare le vittime dell’Olocausto, vale a dire il genocidio degli ebrei di cui furono responsabili le autorità della Germania nazista e i loro alleati, e per ricordare anche tutte le vittime di quel regime.
E’ stato scelto questo giorno perché il 27 gennaio del 1945 le truppe dell’Armata Rossa, impegnate nella offensiva in direzione della Germania, liberarono la città polacca di Oświęcim (in tedesco Auschwitz) e “scoprirono” gli orrori del vicino campo di concentramento.
Non solo gli ebrei
In questo luogo trovarono “prigionieri obbligati a indossare dei triangoli colorati sugli abiti, che servivano ad identificarli visivamente: il giallo per gli ebrei, il rosso per gli oppositori politici, il verde per i criminali comuni, il viola per i testimoni di Geova, il blu per gli emigrati (ossi gli oppositori fuoriusciti), il marrone per gli zingari, e il nero per i così detti asociali (prostitute, malati di menti, disabili, lesbiche) ed infine il rosa per gli omosessuali o ritenuti tali”
Il regime nazista fu “colpevole” di un numero è impressionante di uccisioni: 6 milioni di Ebrei, 5,7 milioni di civili sovietici,1,8 milioni di civili polacchi, 312.000 civili serbi, 250.000 persone disabili, 250.000 Zingari, 1.900 Testimoni di Geova, 70.000 criminali recidivi e individui definiti asociali, un numero indeterminato di omosessuali e oppositori politici.
Come ci ricorda Roberto Guidotti Portavoce dei Testimoni di Geova per le Marche “oltre al popolo ebraico, gli orrori dell’Olocausto coinvolsero anche alcune minoranze che spesso sono state ignorate, o addirittura dimenticate. Infatti, il libro “I Bibelforscher e il nazismo”, che narra la persecuzione dei circa 20.000 testimoni di Geova nella Germania nazista, ha come sottotitolo “I dimenticati dalla storia”. Circa 10.000 testimoni furono imprigionati e 2.000 persero la vita. I Testimoni di Geova furono l’unico gruppo perseguitato per motivi puramente religiosi, tra i primi a essere inviati ai campi di concentramento, dove venivano identificati da un triangolo viola cucito sulle uniformi, ed erano gli unici a cui veniva data la possibilità di essere liberati mediante l’abiura”
Il lento declino di una intera società
Nel giorno della memoria bisogna anche ricordare come si è arrivati a realizzare un disegno così criminoso, a concepirlo o anche solo ad accettarlo.
Un governo, la sua popolazione, e una intera società degradano verso la follia a piccoli passi. Con l’accettazione di “piccoli” principi, ideologie, teorie più o meno scientifiche.
Percorso che è stato individuato anche dal Comitato Storico Scientifico della Società Italiana di Psichiatria e dalla Società Tedesca di Psichiatria e diffuso, a partire dal 2017, con una mostra itinerante dal titolo “Schedati, Perseguitati, Sterminati” e “Malati, manicomi e psichiatri in Italia: dal ventennio fascista alla seconda guerra mondiale”.
Dobbiamo cioè individuare i “semi” presenti in una società che sono stati la base e quindi la causa della morte di milioni di persone innocenti. Anche per saperli individuare nella società attuale.
“La Società Italiana di Psichiatria riconosce la priorità oggi più che mai attuale di tutelare le persone in difficoltà e fa ammenda sulle posizioni della SIP negli anni della Presidenza Donaggio (1929 – 1942), su chi allora ha sostenuto posizioni razziste e stigmatizzanti e sulle conseguenze che questo ha comportato per molti, malati e persone che, a vario titolo, lavoravano nei manicomi. Mai più dovrà accadere una così grave e dissennata offesa all’essere umano e una così drammatica violazione di ogni etica scientifica e professionalità da parte di chi si deve prendere cura delle persone “
Il primo passo fu l’accettazione della teoria eugenetica
Il primo passo verso il baratro è da individuare nell’accettazione della teoria eugenetica, che ebbe tra i sostenitori, già a metà del 1800, Francis Galton, cugino di Charles Darwin:
“L’eugenetica si basava sul concetto che la riproduzione degli individui andasse controllata per impedire il deterioramento genetico di una nazione e per potenziare l’evoluzione del genere umano”
Ad inizio Novecento, anche grazie all’impegno di soggetti come la Fondazione Rockefeller e la Massoneria di Rito Scozzese, l’Inghilterra divenne il centro della diffusione delle teorie eugenetiche.
Anche “una folta delegazione di psichiatrici italiani partecipò la Primo Congresso Internazionale di Eugenetica, tenutosi a Londra nel 1912. In Italia il movimento eugenetico si consolidò nel 1913, quando fu fondato il “Comitato Italiano di Studi Eugenici”.
Il secondo passo: le sterilizzazioni forzate
La diffusione e accettazione in molti Stati della teoria “eugenetica” portò alla approvazione di provvedimenti legislativi volti alla “sterilizzazione” dei soggetti malati
Gli Stati Uniti furono i primi nel 1907, nello Stato dell’Indiana, ma ne seguirono molti altri, come la Svezia (con una legge rimasta in vigore fino al 1976), Finlandia, Norvegia, Danimarca, Canada, Francia e Svizzera
Il 14 luglio del 1933, in Germania, veniva varata la legge per la “prevenzione di prole con malattie ereditarie” che prevedeva la sterilizzazione dei malati ereditari nei casi di frenastenia congenita, schizofrenia, psicosi maniaco-depressiva, epilessia ereditaria, cecità ereditari, sordità ereditaria, grave deformità fisica ereditaria.
Questa legge imponeva a tutti coloro che presentavano le sopra citate patologie ereditarie una sterilizzazione forzata, decisa da speciali “tribunali per la salute ereditaria” o addirittura richiesta direttamente da un medico o da un direttore di un istituto, e che comportò la sterilizzazione forzata di circa 400.000 persone di entrambi i sessi. Di esse, circa 5000 morirono a causa dell’intervento. La maggior parte delle sterilizzazioni venivano effettuate sulla base delle diagnosi di “ritardo mentale” o schizofrenia”
Il terzo passo: dalle sterilizzazione alle uccisioni
Le sterilizzazioni degradarono verso forme di eutanasia “I malati psichici e i disabili furono schedati a partire dall’autunno del 1939 e, a partire dal gennaio 1940 furono uccisi. La sede centrale dell’operazione si trovava a Berlino, a Tiergartenstrasse 4, indirizzo dal quale deriva il nome in codice T4. La gestione dell’operazione, classificata come “affare segreto del Reich”, coinvolse il Ministero dell’Interno e poi anche il Ministero di Giustizia e le amministrazioni regionali, responsabili degli istituti di assistenza”
L’eutanasia dei bambini
“Nel 1939 Hitler aveva istituito la Commissione del Reich per il rilevamento scientifico di gravi malattie ereditarie e congenite. La commissione aveva l’incarico di organizzare l’uccisione sistematica dei bambini disabili, denominata “Eutanasia dei bambini”. Molti di essi furono sottoposti a spietate ricerche mediche. Nell’ambito di questa operazione furono uccisi anche dieci bambini dell’Alto Adige.
L’ultimo passo: la soppressione di qualsiasi persona “indesiderabile”
Dalla legislazione sulla sterilizzazione si passò ai provvedimento sui malati psichici e disabili fino alla emanazione di leggi contro gli ebrei e gli zingari, per arrivare alla uccisione di qualsiasi persona “indesiderabile”.
I “semi” dell’olocausto sono ancora presenti anche in Italia
I semi di questa follia furono ben presenti anche in Italia. E per certi versi lo sono ancora edulcorati da teorie scientifiche o ideologiche. Si pensi alle estremizzazioni delle pratiche abortive o quelle legate alla interruzione volontaria della vita in caso di malattia degenerativa, o alle teorie che propugnano l’esistenza di un disegno di sostituzione della “razza” italiana attraverso la denatalità e l’arrivo incontrollato degli immigrati.
“Negli anni Venti la psichiatrica ufficiale si avvicino progressivamente all’ideologia fascista, fino a sostenerla in modo convinto negli Trenta”
Fino ad arrivare alla pubblicazione del cosi detto Manifesto della Razza che pose le basi ideologiche per una serie di leggi e provvedimento noti come Leggi Razziali, che fra il 1938 e il 1940 sancirono pesantissime limitazioni per gli italiani ebrei, molti dei quali finirono nei campi di concentramento e di sterminio in seguito all’occupazione tedesca dell’Italia del centro-nord del 1943.