L’assemblea è stata molto partecipata, con quasi 200 persone accalcate dentro e fuori i locali del centro sociale, segno che l’attenzione sul tema continua ad essere alta.
“In assemblea abbiamo espresso la nostra perplessità sulla prolungata assenza di azione da parte del Comune di Fermo dopo le dichiarazioni poco convincenti emerse nel consiglio comunale tenutosi l’11 giugno scorso: tristissimi scaricabarile tra uffici a parte, nessun comunicato ufficiale nel merito. È stato ribadito, anche su esplicita richiesta di informazioni da parte dei cittadini, come questa sia la pratica delle mille domande senza risposta, dato che ancora nessuno da parte dell’amministrazione o degli uffici comunali ha dato riscontro puntuale alle tante richieste di chiarimento e presa di posizione poste sia in sede di istanza di accesso agli atti che in pubblica assemblea”.
L’amministrazione comunale di Fermo continua a mantenere in vita il procedimento
“Per quale motivo anziché — come tutti si aspettavano — sospendere o revocare il procedimento PAS per evidente interesse pubblico e altrettanto evidenti fallacie nella pratica, si continua invece a mantenere in vita il procedimento — mai finora sospeso e ancora in essere — come in un assurdo accanimento terapeutico? Questo temporeggiare non oserà mica permettere una ricomposizione in extremis della pratica PAS, nonostante sia passato quasi un anno e mezzo dalla sua trasmissione originaria del tutto incompleta — ma comunque espressamente dichiarata in data 7/5/2024 dal dirigente di riferimento come già “assentita e completa in ogni sua parte”? Quanto può essere fatto durare, interrompere e riaprire un procedimento in silenzio-assenso avviato a marzo 2023? Tutte contraddizioni di cui qualcuno dovrà rendere conto”.
In sei settimane raccolte più di 1500 firme
“È chiaro che se l’amministrazione non sa che pesci prendere, i cittadini lo sanno benissimo: in sole sei settimane sono state raccolte quasi 1500 firme (ancora in crescita) rivolte al Sindaco Calcinaro da svariati Comuni, con una incidenza dei cittadini fermani per il 32%, e di quelli di Sant’Elpidio a Mare e di Porto Sant’Elpidio a pari merito al 29% ciascuno sul totale: segnale che il grave problema causato dal Comune di Fermo non è solo fermano, ma abbraccia tutta la provincia, alimentando le preoccupazioni della popolazione in modo diffuso e trasversale. L’obiettivo della raccolta firme è chiarissimo: no alla centrale a San Marco alle Paludi.
Richiesta una variante normativa all’art. 56 delle norme tecniche del PRG
Ma intendiamo fare in modo che questa chiara volontà popolare abbia un riscontro ancora più incisivo: spediremo le firme raccolte all’indirizzo del Sindaco con la richiesta sì di sospendere o revocare la pratica PAS in corso, ma soprattutto di approvare tempestivamente una variante normativa all’art. 56 delle norme tecniche di PRG in cui venga vietato qualsiasi impianto zootecnico e/o centrale energetica e/o impianto di trasformazione nell’area: è incredibile che possa essere data congruità urbanistica ad un intervento a scala evidentemente industriale in un luogo che vede una costellazione di eccellenze archeologiche e storico-paesaggistiche, segno della mancanza di una gestione all’altezza di questo territorio, visto da qualcuno come il sottoscala della città dove nascondere la spazzatura. È chiaro che le pressioni inquinanti ed industriali vanno mirate, se necessario e qua non lo sarebbe, laddove il territorio è già compromesso, e non certo in luoghi ancora intatti paesaggisticamente come questo, come anche ribadito dalla nota della Soprintendenza per i Beni Architettonici delle Marche inviata al Comune lo scorso 22 maggio.
Il Sindaco si fida degli uffici e poi si dichiara parte lesa
Prendiamo atto infine che mentre nell’assemblea di San Marco alle Paludi di 6 settimane fa il sindaco Calcinaro sosteneva davanti a 300 persone che la pratica era completa secondo la recente normativa vigente, che l’impianto era piccolo e che si fidava dei suoi uffici, nell’arco di nemmeno un mese lo stesso sindaco metteva ai voti nell’ordine del giorno in consiglio comunale che l’Amministrazione è “parte lesa” degli uffici, che la pratica è manchevole di una lunga serie di documenti essenziali, e che serve tempo agli stessi uffici lesivi (quanta coerenza) per chiarire bene l’iter procedimentale, ammettendo finalmente la oggettiva fondatezza delle ragioni espresse dai cittadini fin dall’inizio.