di Massimiliano Bartocci –

Il Comune di Fermo è al centro di un’ondata di inchieste che mettono in discussione la gestione amministrativa e finanziaria dell’ente.

La prima inchiesta, scaturita da un esposto alla Corte dei Conti, indaga le spese per la progettazione del Biodigestore e l’annessa industria per la produzione di metano. La seconda si concentra sulle modalità di assunzione nella partecipata Asite, in seguito alle denunce presentate dai candidati danneggiati.

A ciò si aggiunge la controversa disattivazione della sezione del sito del Comune che consentiva ai cittadini di consultare delibere comunali e determinazioni dirigenziali.

Queste nuove inchieste si aggiungono alla lunga serie di denunce ed esposti che hanno segnato profondamente ‘l’era Calcinaro,’ e che hanno riguardato, ad esempio:

ASITE: PARCELLE ESORBITANTI

Il progetto per la realizzazione di un biodigestore, prospettato ripetutamente dalle amministrazioni comunali degli ultimi trenta anni, ha trovato un percorso “concreto” grazie alla giunta Calcinaro.

Il progetto definitivo, sviluppato da Asite srl, società interamente controllata dal Comune, ha richiesto un investimento di circa 100.000 euro.

Biodigestore autorizzato nel 2016 attraverso una determina del Settore “Ambiente e Trasporti” della provincia di Fermo ha superato le valutazioni di impatto ambientale (VIA) e di strategia ambientale (VAS).

Nel 2018 il consiglio di amministrazione di Asite ha deciso però di apportare alcune “migliorie” al progetto iniziale per una ulteriore spesa di progettazione pari a € 540.000,00 + IVA.

Migliorie che avrebbero riguardato un “innovativo sistema di produzione del biometano dalla digestione anerobica dei rifiuti urbani“.

Questa ulteriore progettazione è stata affidata, senza gara, al Consorzio Interuniversitario per la Fisica Spaziale (CIFS) di Torino che, anche per l’oggetto della sua attività ( ha come scopo “attività scientifiche e sperimentali del settore spaziale nei campi dell’Astrofisica, della Fisica del sistema solare e del Plasma Interplanetario”) non sembra avere particolare esperienza nella progettazione di biodigestori, tanto che per la realizzazione del progetto si è avvalso di professionisti esterni ben conosciuti dall’Asite per aver pagato agli stessi, per altri incarichi, fatture per un importo complessivo di oltre € 525.000,00. Incarichi ovviamente sempre affidati direttamente.

Si legge nel ricorso che in aggiunta si tratterebbe di “professionisti per i quali non risulta una precedente esperienza di progettazione afferente impianti di biodigestione di rifiuti”.

Siamo cioè difronte ad un giro di parcelle per oltre un milione di euro. Ma anche altri consulenti che lavoravano e lavorano per Asite risultano essere percettori di somme da parte dallo stesso CIFS, tra cui anche l’ing. Andrea Vitali, divenuto direttore generale della Asite con un concorso che ha sollevato più di un dubbio e di cui parleremo in seguito.

Ma colpo di scena, a fine dicembre 2022, il Comune di Fermo risulterà “vincitore” di un finanziamento di 17 milioni e 500 milioni proprio per la realizzazione del biodigestore.

Tuttavia, per accedere a queste risorse, il biodigestore doveva essere di proprietà del Comune e non della sua partecipata Asite. Il Comune ha quindi acquistato per circa 800.000 euro le aree di proprietà di Asite destinate all’impianto e ha indetto una nuova gara per la progettazione esecutiva e la realizzazione dei lavori tramite la Stazione Unica Appaltante della Provincia di Fermo.

LE DOMANDE CHE RESTANO SENZA RISPOSTA

Resta da chiarire il destino del lavoro già svolto dal Consorzio Interuniversitario per la Fisica Spaziale e dai suoi consulenti, così come l’utilità delle migliorie progettuali costate oltre mezzo milione di euro. Saranno ancora urgenti e necessarie? Secondo alcune fonti, parte dei pagamenti sarebbe già stata dirottata verso altri progetti per l’area Camacci.

Una maggiore trasparenza sull’intera vicenda appare indispensabile.

LE MODALITÀ DI ASSUNZIONE IN ASITE

Le critiche non si fermano alla gestione del biodigestore. Anche le modalità di assunzione del personale in Asite sono state oggetto di inchieste e polemiche.

Un caso emblematico riguarda un concorso per l’assunzione a tempo determinato di un “Responsabile di unità operativa presso il Settore Ambiente”.

UN BINOMIO IMPOSSIBILE

Sembrava un incidente di percorso l’aver richiesto il “solo” titolo della licenza media e contemporaneamente la “precedente esperienza lavorativa almeno triennale in gestione operativa di gruppi di lavoro e/o di strutture operative di tipo industriale, con coordinamento di uomini, mezzi e impianti”.

La richiesta della sola “licenza media”  contrastava infatti con la richiesta di una precedente esperienza in posizioni di responsabilità perché nel mondo reale le aziende affidano la gestione di gruppi di persone o strutture a coloro che hanno come minimo una laurea triennale. Un binomio, quello tra licenzia media e ”precedente esperienza nella gestione di gruppi o strutture” talmente difficile da trovare che è sembrato quasi come scrivere il nome e il cognome del suo possessore.

Ma l’aspetto più eclatante è che a “vincere” questo concorso è stato proprio un candidato in possesso della sola licenza media e in grado di surclassare candidati laureati nelle due prove d’esame (scritto e orale) che prevedevano l’approfondita conoscenza della normativa sui rifiuti, del Testo Unico in materia di sicurezza, del Codice dei Contratti Pubblici, nonché di cognizioni relative all’ Organizzazione e Gestione Aziendale.

INQUADRAMENTO AL QUINTO LIVELLO E AUTO AZIENDALE

La città di Fermo è oggi sotto i riflettori non per il suo patrimonio storico e artistico, ma per una vicenda che lascia perplessi: con la sola licenza media è possibile accedere a un inquadramento al quinto livello del contratto collettivo nazionale “Fise Assoambiente”. Una posizione di rilievo che consente l’assegnazione di benefit aggiuntivi, come ad esempio l’auto aziendale.

La notizia ha suscitato un prevedibile malcontento tra i dipendenti dell’azienda, molti dei quali lamentano una scarsa valorizzazione delle qualifiche scolastiche e professionali possedute. La disparità tra i requisiti richiesti e il trattamento economico ha alimentato tensioni, generando un clima di insoddisfazione che rischia di compromettere la serenità dell’ambiente lavorativo.

Un caso che solleva interrogativi non solo sulle modalità di selezione, ma anche sul valore attribuito a competenze e meriti.

IL VICE DIRETTORE DIVENTA DIRETTORE

Un episodio simile ha riguardato la selezione del Direttore Generale di Asite.

Anche in questo caso a far discutere è stato il requisito richiesto del possesso di un’esperienza professionale o lavorativa almeno pari a due anni di ruoli di responsabilità apicale, di direzione o di supporto alla direzione presso Pubbliche Amministrazioni o aziende pubbliche o private, svolta negli ultimi cinque anni nei settori in cui opera Asite Srl.

A vincere il concorso è stato, l’Ing. Andrea Vitali, già consulente di Asite, figura entrata anche nell’inchiesta sui rapporti lavorativi con il Consorzio Interuniversitario per la Fisica Spaziale.

Alcuni concorrenti hanno presentato ricorsi e chiesto l’annullamento del concorso perché a loro dire il vincitore non poteva vantare i requisiti richiesti in quanto l’attività di “industrial controller e management control” dichiarata dall’Ing. Vitali sarebbe stata svolta in settori diversi da quello dell’ ASITE, mentre quella svolta come “consulente” in Asite non sarebbe di fatto sufficiente.

In particolare le critiche si sono concentrate sull’incarico di Vice Direttore Generale di Asite dichiarato dall’Ing. Vitali.

I primi cinque contratti (ed anche qui bisognerebbe aprire una riflessione sulla possibilità di reiterare le consulenze tanto da trasformarle in vere e proprie assunzioni senza concorso) sono di “supporto consulenziale” finalizzato all’analisi dei servizi di raccolta e analisi dell’organizzazione aziendale.

Nel sesto contratto del 30 giugno 2022 viene ampliato l’oggetto della consulenza ed inserito “l’incarico di Vice Direttore Generale per il supporto alla struttura aziendale nelle decisioni organizzative ed operative”, una figura non prevista nello Statuto e che sembra mai formalmente istituita, tanto che i relativi atti, come deleghe e procure, non sono stati fornite ai ricorrenti che ne hanno fatto richiesto.

Figura che avrebbe poi fatto sorgere l’ulteriore problema del conflitto d’interesse tra soggetto controllore e soggetto controllato, visti i rapporti professionali instaurati con il Consorzio Interuniversitario per la Fisica Spaziale nonché il ruolo eventualmente avuto nella individuazione dei requisiti di nomina del nuovo direttore generale.

UNA STORIA CHE SI RIPETE

La figura dell’Ing. Vitali sembra ricorrere spesso nelle vicende del Comune di Fermo tanto che nel 2016 fu al centro di una discussa nomina, da parte del Sindaco Calcinaro, come membro dell’Organismo Indipendente di Valutazione.

La nomina fu al centro di ampie discussioni in quanto con una “forzatura” il regolamento comunale inseriva tra i requisiti la laurea in ingegneria e non quella di ingegneria gestionale invece richiesta dalle regole fissate dalla Commissione per la valutazione, la trasparenza e l’integrità delle amministrazioni pubbliche. Questo dissero i malpensanti per consentire la nomina dell’ Ing. Vitali che era un Ingegnere meccanico e non un Ingegnere Gestionale.

Non solo nel 2016 il D.M. 2 Dicembre 2016 prevedeva che i componenti dell’Organismo Indipendente di Valutazione fossero nominati solo tra i soggetti iscritti nell’Elenco nazionale da almeno sei mesi e soprattutto che l’incarico non era prorogabile e rinnovabile una sola volta, previa procedura comparativa.

In barba a tutto ciò il Sindaco Calcinaro rinnovò, nel 2019, per altri tre anni detta nomina all’Ing. Vitali con la “scusa” che le novità legislative non erano state ancora recepite dal regolamento comunale. Cosa che avvenne giusto qualche giorno dopo il rinnovo.

Una situazione evidenziata anche da una dettagliata interrogazione del Gruppo Consigliare “io scelgo Fermo”  che determinò le dimissioni dell’Ing. Vitali e l’avviso di una nuova procedura finalizzata alla nuova nomina.

OSCURATA LA SEZIONE DEL SITO DEL COMUNE DI FERMO CHE CONSENTIVA LA RICERCA DEGLI ATTI

A completare questo quadro desolante vi è stata la recente decisione dell’amministrazione fermana di oscurare, dal 18 ottobre, la sezione del sito istituzionale che consentiva ai cittadini di consultare gli atti amministrativi degli ultimi cinque anni.

Questa sezione, da anni punto di riferimento per cittadini e giornalisti, permetteva di consultare delibere di giunta e del consiglio comunale, nonché determinazioni dirigenziali. Una funzione indispensabile non solo per garantire la trasparenza amministrativa, ma anche per il lavoro giornalistico, che spesso vi trovava conferme o spunti di approfondimento sulle notizie diffuse dai comunicati stampa.

Ora, con la sua chiusura, l’unico strumento per accedere a ordinanze, bandi, concorsi e delibere sarà l’albo pretorio online, che nel sito del comune di Fermo contempla i soli atti degli ultimi 60 giorni. Una volta trascorso questo periodo, recuperare tali documenti diventerà possibile solo attraverso un formale accesso agli atti, un iter che richiede la conoscenza preventiva del provvedimento specifico e un interesse diretto, rendendo di fatto più complicato per i cittadini esercitare un controllo sull’operato dell’amministrazione.

La decisione appare in netto contrasto con i principi sanciti dalla normativa sulla trasparenza, secondo cui la trasparenza amministrativa va intesa come “accessibilità totale dei dati e documenti detenuti dalle pubbliche amministrazioni allo scopo di tutelare i diritti dei cittadini, promuovere la partecipazione degli interessati all’attività amministrativa e favorire forme diffuse di controllo sul perseguimento delle funzioni istituzionali e sull’utilizzo delle risorse pubbliche” (art. 1, comma 1, del d.lgs. n. 33/2013). Una scelta, quindi, che sembra segnare un passo indietro rispetto agli obiettivi di apertura e partecipazione richiesti dalla legge.

Questa legge infatti non pone nessun limite al tempo di pubblicazione degli atti (minimo 15gg) presenti nell’albo pretorio online salvo rendere anonimi quei dati “sensibili” da cui desumere l’origine razziale o etnica, le opinioni politiche, le convinzioni religiose o filosofiche e i dati biometrici. La scelta è solo di natura politica (tra l’altro presa senza alcun coinvolgimento dei consiglieri comunali) tanto è vero che sono passati più di dieci anni dal decreto trasparenza e dalle “Linee guida in materia di trattamento di dati personali, contenuti anche in atti e documenti amministrativi, effettuato per finalità di pubblicità e trasparenza sul web da soggetti pubblici e da altri enti obbligati” (Pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 134 del 12 giugno 2014) e nessun rilievo è stato mai posto sulla regolarità del sito istituzionale del Comune di Fermo.

Inoltre, l’oscuramento della sezione suscita interrogativi rispetto al piano triennale anticorruzione del Comune di Fermo, dato che la trasparenza è riconosciuta come uno degli strumenti più efficaci per prevenire i fenomeni corruttivi.

LA TRASPARENZA E’ UN OSTACOLO PIU’ CHE UN VALORE

L’impressione che emerge è quella di un’amministrazione che considera la trasparenza più un ostacolo che un valore, limitando la possibilità per i cittadini di informarsi e vigilare sulle scelte politiche e gestionali. Una decisione che, anziché rafforzare il rapporto di fiducia tra istituzioni e cittadinanza, rischia di alimentare diffidenza e opacità.