di Massimiliano Bartocci
Il colle Sabulo su cui sorge la città di Fermo è come una grande piramide alta 319 metri.
Bella fuori ma anche ricca di tesori nascosti dentro.
I Piceni prima e i Romani poi scelsero questo colle per una caratteristica poco conosciuta: la struttura del colle e la sua particolare conformazione geologica consentivano la realizzazione di strutture sotterranee in grado di raccogliere le acque nella parte superiore per convogliarla verso il basso in tutte le direzioni.
Pozzi e cisterne sono state realizzate in epoca Romana su piani diversi: due sul punto più alto del colle (il Girfalco) e due nei piani sottostanti: le piccole cisterne Romane, su cui poggia l’attuale palazzo comunale, e le Grandi Cisterne Epuratorie del I sec d.C, struttura unica nel suo genere.
Queste ultime, comunemente indicate come il nome di “Piscine Romane”, sono trenta camere di contenimento delle acque per una struttura di oltre 2200 metri quadri e un volume di 8.700 metri cubi.
L’incredibile ramificazione di cunicoli, presente nel sottosuolo della città, collega i palazzi, le chiese, le fontane e le cisterne.
Strutture utilizzate non solo per l’approvvigionamento idrico dei palazzi ma anche come magazzini, depositi di derrate alimentari, rifugi, e per gli usi più disparati che hanno alimentato storie, leggende e racconti.
Tuttavia se le piccole Cisterne e le “Piscine Romane” sono aperte al pubblico la restante parte della città sotterranea resta inaccessibilmente nascosta.
Una parte non solo nascosta ma anche sconosciuta per l’inaccessibilità degli ingressi originari, “murati” nel corso degli anni.
Non è raro che “nuovi” cunicoli vengano alla luce in seguito a crolli, scavi o alla manutenzione dei palazzi.
Le immagini del 1998 rinvenute in un videoteca privata sono state l’occasione per riflettere sulla possibilità di utilizzare questo “tesoro” anche come attrattiva turistica