di Massimiliano Bartocci –
Il Comitato promotore della linea Metrotranvia Mare-Monti era riuscito a mettere insieme gran parte dei politici locali e rappresentanti delle associazioni locali, sabato 28 gennaio presso la Sala del Consiglio provinciale di Fermo.
Una analisi “superflua”
Quello che doveva e poteva rappresentare un momento importante per il territorio è stata invece la conferma dei motivi che hanno fatto sprofondare la provincia di Fermo agli ultimi posti in Italia per qualità di vita e ai primi per la più alta percentuale di chiusura delle imprese.
Nei vari interventi i Consiglieri Regionali (Putzu, Marinangeli, Cesetti), il presidente della Provincia Michele Ortenzi, il Sindaco di Fermo Paolo Calcinaro, quello di Porto San Giorgio Valerio Vesprini, quello di Monte San Martino Matteo Pompei, giusto per citarne qualcuno, non hanno potuto far altro che ribadire il gap infrastrutturale del territorio fermano rispetto a tutti gli altri territori marchigiani e quindi concordare sul fatto che una Metrotranvia costituirebbe un primo passo verso un riequilibrio territoriale.
Affermazioni per un certo verso “superflue” visto che per espressa dichiarazione del Comitato promotore “quasi tutti i comuni del vecchio percorso (Porto S. Giorgio, Fermo, Amandola, Montegiorgio, Servigliano, Ponzano di Fermo, Grottazzolina, Rapagnano, Smerillo, S. Vittoria, Belmonte Piceno, Falerone) più Monte Giberto, Monte Vidon Corrado e la Provincia di Fermo, hanno inserito l’opera tra le priorità strategiche del territorio e già formalizzato la volontà di realizzare l’infrastruttura”.
Se “Repetita iuvant”, di certo non può essere questo l’unica utilità della “politica” locale, che non trova uguali negli altri territori provinciali che in questo ambito hanno visto realizzati importanti investimenti infrastrutturali (vedi la quadrilatero) e di recente il concretizzarsi di progettualità come la elettrificazione della linea ferroviaria Civitanova, Macerata, Terracina, il potenziamento della linea ferroviaria Ancona Roma o l’idea della cosiddetta “ferrovia salaria” che dovrebbe collegare la costa con Roma passando per Ascoli Piceno.
Caos sulle somme da reperire per lo studio di pre-fattibilità
La sensazione di tutti è stata quella di essere fermi all’anno zero. Ma forse anche sotto lo zero laddove, presa coscienza delle mancanze del passato, ci si è persi dietro alla necessità di trovare i fondi, non per realizzare l’opera ma per realizzare un primo studio di pre-fattibilità dal costo stimato di circa 50 mila euro.
I rappresentanti dei Comuni sono stati tutti concordi nel ricordare che “loro” non hanno disponibilità di risorse, la provincia per bocca del suo Presidente ha dichiarato che nel bilancio scorso era stata stanziata una somma, sebbene parziale, che evidentemente non è stata utilizzata, mentre il consigliere regionale Andrea Putzu, tra il serio e l’ironico ha accusato il PD di non aver trovato in passato i soldi necessari, a cui ha subito ribattuto il Consigliere regionale Fabrizio Cesetti puntualizzando che nel bilancio di previsione 2023 la Regione Marche ha previsto diverse “mancette” di 80 mila euro tra cui il contributo straordinario destinato al Comune di Osimo per «la copertura di una struttura sportiva a Passatempo» una bocciofila, inserito tra le politiche giovanili e sport.
Il Consigliere Putzu ha accusato il colpo e ha abbandonato la sala (per un precedente impegno) gridando “se sei venuto a fare campagna elettorale dovevi avvertire!!!”.
Mentre Cesetti tentava di spiegare che era disposto a presentare una mozione con disponibilità a farla confluire in una risoluzione o altro atto da condividere tra tutti i Consiglieri del è intervenuto stizzito anche il Sindaco Calcinaro e per un attimo si è creato il caos.
Non ci sono più treni da prendere?
In un clima surreale il Sindaco Calcinaro ha spiegato che il fiume dei soldi del pnrr non è più accessibile perché i contributi devono essere spesi entro il 2026, cosa impossibile per quest’opera, e che il governo Draghi come quello Meloni hanno deciso di ridurre gli stanziamenti da destinare agli enti territoriali. In poche parole non ci sono più treni da prendere.
Mentre i Comuni sono impegnati a “spendere” milioni di euro piovuti grazie al pnrr, solamente Fermo ne ha intercettati più di 60 milioni, per la Metrotranvia Mare Monti, ci si è trovati tutti appassionatamente a discutere di una cifra di 50 mila euro per uno studio di pre-fattibilità.
A questo punto una domanda sorge spontanea. Questa “melina” durata trenta anni non sarà forse il preludio dell’intervento di qualche soggetto privato che tramite Project financing si presenterà come l’unica soluzione percorribile?