di Massimiliano Bartocci –
Il 31 luglio è stato approvato dal Consiglio Comunale di Fermo l’ennesimo atto propedeutico alla realizzazione di un’industria insalubre di prima classe presso la discarica di San Biagio, che comprende un biodigestore per il trattamento della frazione organica dei rifiuti e un impianto per la trasformazione del gas prodotto dal biodigestore in metano attraverso un complesso trattamento chimico.
Il punto 6 del Consiglio Comunale recitava “acquisto di aree ed immobili in località S. Biagio per realizzazione nuovo biodigestore”.
Investimento che l’Assessore all’ambiente Alessandro Ciarrocchi ha definito come “l’investimento strategico più importante della storia dell’Asite e di riflesso anche del Comune di Fermo”.
Ma questa importanza non avrebbe meritato un maggiore coinvolgimento della cittadinanza?
Un affare per pochi
Stupisce il fatto che le pagine social e i comunicati stampa del Comune di Fermo sempre attenti a raccontare anche il più piccolo degli aspetti della realizzazione di altre opere pubbliche (ponti, rotonde, cavalcavia) abbiano trascurato molti aspetti di quest’opera e che in generale tendando a non considerare mai importante la diffusione dei punti all’ordine del giorno di un Consiglio Comunale, forse l’unica cosa che istituzionalmente dovrebbe invece essere di loro competenza. Questo disinteresse fa sì che solo pochi cittadini conoscano le date dei consigli comunali e che le dirette YouTube facciano registrare collegamenti che non superano mai gli 8/10 utenti.
Forse la percezione che hanno gli amministratori locali è quella di gente interessata esclusivamente a feste e rotonde stradali e vogliono preservare la popolazione da notizie “preoccupanti” come gli effetti sulla loro salute di questa industria o alle altre problematiche collegate come il passaggio annuo di 35.000 tonnellate di frazione organica, oppure lo smaltimento dei rifiuti pericolosi che questo trattamento produrrà o ancora l’inevitabile peggioramento della qualità dell’aria.
Problematiche considerate insormontabili da parte di tutte le maggioranze politiche degli ultimi venti anni che hanno costantemente e ripetutamente cercato di approvare l’opera.
Le condizioni sembrano ora favorevoli, non tanto per la maggioranza bulgara e trasversale che governa la città, per l’inaspettato afflusso di denaro pubblico proveniente dal PNRR.
Chi compra e chi vende?
Ed è proprio la necessità di attingere a queste risorse pubbliche che ha costretto gli amministratori fermani ad effettuare l’acquisto da parte del Comune di Fermo per circa 800.000 euro di alcune aree che erano di proprietà della società Asite, partecipata al 100% del Comune, che aveva chiesto le autorizzazioni per realizzare l’impianto.
Ha affermato l’Assessore Ciarrocchi “giocoforza che il Comune sia proprietario dell’area. Quindi occorre il passaggio dall’Asite dell’area e degli immobili al Comune e quindi anche il versamento dell’Iva al 22%. L’importo si aggira intorno agli 800.000 euro”.
Il presidente del Consiglio Comunale Trasatti ha cercato più volte di chiudere la questione con “non ci sono iscritti a parlare” per poi accorgersi del contrario… “ah c’è il consigliere Vallasciani” .
Interessante il suo intervento: “due domande vengono spontanee. Poiché la maggioranza dei fondi sono pubblici e una parte a totale carico del Comune di Fermo, l’appalto è del Comune di Fermo e non di Asite. Quindi gli 800.000 mila euro, che in partenza erano solo 300.000, il Comune come li recupererà?
Con quale sistema conferiremo ad Asite l’impianto una volta realizzato? Faremo un bando o lo possiamo restituire all’Asite direttamente. E questo è consentito dalla legge? Avremo cioè questa struttura pubblica di proprietà comunale e come la conferiremo con un canone di locazione?
Imbarazzo tra le fila della maggioranza e sguardi persi tra gli assessori. Nessuno aveva studiato. È dovuto intervenire il Sindaco nella più classica arrampicata sugli specchi “è ovvio che non c’è biodigestore senza Asite, questo è il progetto che stiamo cercando di rafforzare ulteriormente. Sono arrivate altri 2 milioni e quattrocentomila euro grazie al Foi, e che si aggiungono ad un investimento importante di oltre 14 milioni e contiamo che possa essere finanziato completamente. Occorre poi considerare anche l’iva, più ulteriori spese tecniche. Credo sia una sorta di miracolo che ha padre e madre nell’ufficio tecnico di Asite. Sono dodici biodigestori nelle Marche su oltre 500 domande arrivate al Ministero”.
Finalmente il presidente del Consiglio riesce a liquidare la questione.
Vallasciani, Malvatani, Nicolai, Interlenghi e Fortuna si astengono. Votano favorevolmente tutti gli altri.